Sabato, 17 Novembre 2018 23:21

"Francesco Totti un capitano", l'ultimo libro del triestino Paolo Condò

Scritto da 
Vota questo articolo
(2 Voti)
Paolo Condò Paolo Condò

La libreria triestina Lovat è stata la sede di una delle presentazioni del libro “Francesco Totti un capitano”, scritto dal giornalista alabardato Paolo Condò.

A fargli le domande sul suo scritto l'ex schermitrice Francesca Granbassi. “Perchè lei? E' stata una campionessa e si sarebbe creata la giusta empatia per questa presentazione relativa a un altro campione”. Una Granbassi seguita in prima persona dallo stesso Condò in occasione del suo podio olimpico a Pechino (ed entrambi fanno la costiera – magari con il finestrino aperto per sentire il profumo del mare – quando tornano quelle poche volte a Trieste) e accompagnata nella circostanza dalla piccola figlia.

“Totti è rimasto a Roma veramente per il molto amore per la maglia di una squadra, che peraltro gli ha fatto vincere poco e cioè uno scudetto e due Coppe Italia. Andarono vicino a vincere il secondo tricolore, ma persero in casa la sfida decisiva con la Sampdoria di Antonio Cassano. Quella Samp era in lotta per la Champions, giocava molto bene e se anche avesse perso, non avrebbe perso l'accesso alla Champions. Durante la settimana i compagni chiesero molto a Totti di chiamare Cassano per ammansuire i suoi, ma Francesco non volle giustamente farlo. Prima di ogni partita Totti si faceva fare un massaggio in uno stanzino isolato e Cassano lo sapeva. Andò a trovarlo, dicendogli che non potevano perdere essendo in corsa per la Champions. Totti gli rispose semplicemente di fare una bella partita. La Roma passò in vantaggio, poi un assist al bacio di Cassano sull'1-1 e una rete di Pazzini capovolsero la situazione. Alla fine i romanisti non riuscivano neanche ad alzarsi per la delusione negli spogliatoi, dove si presentò Cassano tutto ringalluzzito. Gli altri giocatori aspettavano solo un gesto di Totti per picchiare Cassano, ma il capitano fece il gesto del no con la testa e disse a Cassano di andare a festeggiare la vittoria con la sua squadra. Cassano non capì perchè Totti lo trattò freddamente e se ne andò con la coda tra le gambe. Cassano era puro in tutti i suoi gesti anche negli scherzi. E non capì pienamente per questo la sua provocazione nell'andare a trovare gli avversari. Totti disse che Cassano è stato il più forte giocatore con cui ha giocato e se il barese fosse finito sotto l'ala protettrice di un Vito Scala come capitò a Totti con colui che è diventato un amico fraterno, Cassano avrebbe potuto fare un'altra carriera. Fu accolto in casa da Totti al suo arrivo nella capitale e Cassano stravede per lui per questo. Gli ha dato una stanza tutta per lui e lo ha perdonato tutte le volte che gli ha combinato qualcosa perchè appunto è un puro”.

Poteva andarsene dalla Roma? “Sì, il Real Madrid gli fece una proposta super. Suo papà non voleva che ci andasse, il fratello sì per i molti soldi e la moglie Ilary lo prendeva in giro, dicendogli che per lui fuori da Roma non si mangia ed è anche in parte vero questo sfottò. Avrebbe potuto vincere molto e alla fine rimase perchè non ebbe il coraggio di dover fare l'eventuale comunicazione alla madre. Lei era esclusa dal tavolo delle decisioni calcistiche, ma era molto molto importante per lui. Da bambino lo portava in giro per allenamenti e partite con una 126 e durante gli allenamenti lei imparava le materie da studiare e poi le ripeteva in auto al ritorno al figlio, che così poteva dedicarsi meglio al calcio. E dopo un'infanzia così non poteva andare a Madrid e mandare a prendere la mamma con l'aereo privato per farle vedere i nipoti. E quando era alla Lodigiani da ragazzino, Arriedo Braida propose 150 milioni a lui e 150 alla sua società per portarlo al Milan, aveva la valigietta con sé. Ma non gli andò bene...un amico disse che Totti avrebbe fatto molti più soldi...”.

Come si diventa un campione come lui? “Solo giocando fino allo sfinimento per strada, nei cortili e negli oratori e ignorando i richiami dei genitori. Ma questa cosa difficilmente succede ancora”.

E...“Totti è un semi dio a Roma tutt'ora e per questo non può andare in giro nella sua città, così da dover restare nella sua bella villa. Quando ci prova e viene riconosciuto, viene giù il mondo. La voce si sparge subito e viene attorniato da una folla incredibile. Una volta andò a ritirare un regalo per la moglie, ordinato per telefono. Ci andò camuffato, ma era con il figlio Christian, che ha già una faccia nota e Francesco si dimenticò di renderlo irriconoscibile. Un putiferio di gente e Totti restò shockato....un putiferio come fuori da un ristorante per una cena fra quattro amici intimi....dovettero scappare attraverso la proprietà di una chiesa...Totti fa molta beneficenza ma senza reclamizzarla ed è sempre stato vicino alle varie amministrazioni comunali, ma non si è mai esposto per non influenzare il popolo. Veltroni, quando era sindaco, ha fatto inaugurazioni di diversi campi e campetti, ma Totti ci andava solo se Veltroni gli garantiva che non ci fossero state le TV e i giornalisti. E quando ci andava, per i bambini era come vedere Babbo Natale...lui e Nesta, tra l'altro, erano capitani di Roma e Lazio anche a livello giovanile e si sono sfidati tante volte a partire dagli 11 anni. Sono diventati amici, ma non hanno potuto confessarlo per evitare problemi in una città molto particolare sotto questo punto di vista”.

E le ragazze? “Era molto ammirato e nei ritiri pre partita ne passarono diverse in albergo a trovare i giocatori della Roma. Venivano fatte nascondere nelle stanze dei single e una volta una soffiata fece andare Capello infuriato nella stanza di Totti nell'anno dello scudetto. Non trovò nessuna donna, ma tutt'ora è convinto che ci fosse stata. Con Mazzone ne combinarono tante di marachelle con le ragazze, ma non ho potuto scriverlo perchè Totti non voleva dare un dispiacere pubblico a Mazzone. Totti ha un bel rapporto anche con Marcello Lippi, la cui nazionale fece una cosa straordinaria nel vincere i mondiali. Il gruppo fece la differenza e Totti provò anche a convincere Buffon ad andare alla Roma....”.

Infine il saluto di Mauro Milanese alla fine della presentazione. “Paolo Condò è un grande giornalista e deve essere motivo di orgoglio per Trieste. Totti? L'ho affrontato da giocatore e soffriva le marcature strette, ma è come si vede pubblicamente e cioè sempre con la battuta pronta. Mia sorella Romina è romanista e quando giocavo contro di lui, mi stressava incredibilmente per avere delle magliette....”.

Letto 2839 volte

Ultimi commenti agli articoli